Obesità e Bevande Zuccherate

L’aumentato consumo di bevande zuccherate nell’infanzia e nell’età adulta negli Stati Uniti d’America e in altri Paesi è considerato un potenziale fattore ambientale che ha contribuito allo sviluppo della pandemia dell’obesità. È stato calcolato che l’introito di zucchero derivante dalle bevande zuccherate, che sono la più grande singola fonte alimentare di calorie negli Stati Uniti d’America, è circa il 15% dell’introito calorico giornaliero in numerosi gruppi di popolazione. I ragazzi adolescenti negli Stati Uniti d’America, ad esempio, assumono in media 375 kcal al giorno da bevande zuccherate. Queste bevande sono diffusamente pubblicizzate ai bambini e agli adolescenti e un incremento del loro consumo è stato osservato tra i giovani neri e messicani americani che sono a più alto rischio di sviluppare l’obesità e il diabete di tipo 2 rispetto ai loro pari di età bianchi.
A differenza dei carboidrati ad alto contenuto di fibre, le bevande zuccherate sono povere da un punto di vista nutrizionale e sono spesso associate con il consumo di cibi con alto contenuto di sale come quelli assunti nei fast-food.
Vari studi hanno evidenziato l’esistenza di un’associazione emergente tra l’aumentato consumo di bevande zuccherate e malattie croniche come l’obesità, il diabete di tipo 2, l’ipertensione e le malattie delle arterie coronariche.
La spiegazione proposta per l’associazione con l’aumento di peso è che le calorie delle bevande zuccherate hanno un basso potere saziante ed elicitano una debole risposta dietetica compensatoria rispetto a quando si consuma cibo solido. Le bevande zuccherate possono anche influenzare il peso corporeo attraverso meccanismi comportamentali. Mentre, infatti, l’introito di cibi solidi è caratteristicamente associato alla fame, l’assunzione di bevande zuccherate si verifica spesso in assenza di fame, per soddisfare la sete o per ragioni sociali. Le bevande zuccherate possono avere anche un effetto cronico negativo sul gusto e sull’accettazione del cibo. Gli individui, specialmente i bambini, che consumano abitualmente bevande zuccherate piuttosto che acqua possono trovare meno piacevoli e attraenti cibi meno dolci (es. verdura, legumi e frutta) con la conseguenza che la loro dieta può diventare di scarsa qualità nutrizionale.
Ben documentate sono anche gli effetti metabolici negativi di un’eccessiva assunzione di carboidrati raffinati, come l’elevazione dei livelli di trigliceridi e della pressione arteriosa e l’abbassamento del colesterolo HDL, fattori di rischio per le malattie cardiovascolari. L’elevato carico glicemico associato con l’assunzione dei bevande zuccherate può aumentare il rischio di diabete di tipo 2 causando insulino resistenza e attraverso un effetto diretto sulle cellule pancreatiche delle isole del Langerhans, un’ipotesi supportata dall’osservazione che il consumo di bevande zuccherate, ma non di bevande dolcificate non caloriche, è associato con marker di insulino resistenza. Infine, un’altra potenziale spiegazione è l’uso, come ingrediente chiave di molte bevande zuccherate, dello sciroppo di mais ricco di fruttosio. Vari studi hanno dimostrato che il fruttosio dietetico promuove la lipogenesi e lo sviluppo di insulino resistenza e di conseguenza potrebbe favorire lo sviluppo della malattia del fegato grasso e del diabete di tipo 2


Fonte AIDAP